• Pane di matera, fetta a cuore

"Il pane, l'acqua ed il vino, le tre cose più necessarie alla vita, sono eccellenti; ed il pane e l'acqua in ispecie, non sono inferiori a quelli di nessun paese del Regno."

Conte Carlo Ulisse De Salis Marschlins, parlando di Matera, da "Viaggio nel Regno di Napoli", 1789

...e la seconda parte della ricerca etnografica sui personaggi sovrannaturali che popolavano l'immaginario collettivo a Matera e nei paesi della provincia.

La seconda parte della mia piccola ricerca etnografica, che segue alla parte in cui spiego come è nata l'idea di documentare le tradizioni lucane riguardanti la commemorazione dei defunti, riguarda invece i personaggi sovrannaturali che popolavano l'immaginario collettivo di Matera e di alcuni paesi della provincia. E' stata la parte più divertente da raccogliere e scrivere, e gli intervistati di solito erano restii a parlare dei personaggi che tanto li avevano spaventati da bambini, provando una sorta di vergogna, ma una volta vinta la resistenza si sono divertiti anch'essi a rievocare gli strani esseri tanto temuti in passato.
Devo dire che a parte il Monacello ed " u Ll'pemb" (Il lupo mannaro), a Matera non ho trovato grosse sorprese, mentre nei paesi ho trovato un intero campionario di terribili mostri, concentrati sopratutto a Bernalda e a Montescaglioso!
 

Il Moncello (u Monacidd)
Inizio il lungo elenco di esseri sovrannaturali con quello più innocuo e se vogliamo più tenero, e lo decrivo per bocca di Carlo Levi che si è imbattuto nella sua presenza durante il confino, scontato ad Aliano negli anni '30:

streghe

«I monachicchi sono esseri piccolissimi, allegri, aerei, corrono veloci qua e là, e il loro maggior piacere è di fare ai cristiani ogni sorta di dispetti.
Fanno il solletico sotto i piedi agli uomini addormentati, tirano via le lenzuola dei letti, buttano sabbia negli occhi, rovesciano bicchieri pieni di vino, si nascondono nelle correnti d’aria e fanno volare le carte e cadere i panni stesi in modo che si insudicino, tolgono la sedia di sotto alla donne sedute, nascondono gli oggetti nei luoghi più impensati, fanno cagliare il acre, danno pizzicotti, tirano i capelli, pungono e fischiano come zanzare.
Ma sono innocenti: i loro malanni non sono mai seri, hanno sempre l’aspetto di un gioco, e, per quanto fastidiosi, non ne nasce mai nulla di grave. Il loro carattere è una saltellante e giocosa bizzarria, e sono quasi inafferrabili.
Portano in capo un cappuccio rosso più grande di loro: e guai se lo perdono. Tutta la loro allegria sparisce ed essi non cessano di piangere e di desolarsi finché non l’abbiano ritrovato.
Il solo modo di difendersi dai loro scherzi è appunto di cercarli di afferrarli per il cappuccio: se tu riesci a prenderglielo, il povero monachicchio scappucciato ti si butterà ai piedi, in lacrime, scongiurando di restituirglielo.
Ora i monachicchi, sotto i loro estri e la loro giocondità infantile, nascondono una grande sapienza: essi conoscono tutto quello che c’è sottoterra, sanno i luoghi nascosti dei tesori.
Per riavere il suo cappuccio rosso, senza cui non può vivere, il monachicchio ti prometterà di svelarti il nascondiglio di un tesoro. Ma tu non devi accontentano fino a che non ti abbia accontentato; finché il cappuccio è nelle tue mani, il monachicchio ti servirà.
Ma appena riavrà il suo prezioso copricapo, fuggirà con un gran balzo, facendo sberleffi e salti di gioia, e non manterrà la sua promessa»

Il monacello non era altro che lo spirito di un bambino morto prima di ricevere il battesimo, e come tale era spesso più benevolo con i bambini, che si riteneva potessero vederlo anche di giorno, al contrario degli adulti. Se vogliamo è la creatura sovrannaturale più "longeva" storicamente, nel senso che ancora oggi molte persone (non solo anziane!) accettano la sua presenza come se fosse del tutto naturale, spesso si è convinti che i lividi trovati sul corpo al risveglio siano opera sua, come la sparizione di alcuni oggetti in casa o i capelli particolarmente annodati al mattino. Gli adulti a volte usavano ventilare la presenza del monacello per minacciare i bambini: "se non fai il bravo ti verrà a prendere il monacello!" perchè naturalmente ne avevano paura, in quanto creatura ultraterrena, sebbene non malefica come le altre che sto per descrivere.

Il lupo mannaro (u ll'pomb o il luponario)

lupo mannaro

Presente nei racconti di tutto il sud Italia ed ovviamente a Matera e nella provincia, più che una entità vera e propria era un uomo trasformato in bestia, in alcuni luoghi esclusivamente i giorni di luna piena, (Matera) in altri (Montescaglioso) i giorni di martedì e venerdì. Viene descritto in forma antropomorfa, ma peloso e dotato di unghie e denti bestiali. Spesso descritto attorniato da un branco di cani irrequieti. L'altra caratteristica sempre presente nelle descrizioni è il rantolo o ululato che emetteva, a Matera si riteneva che si fermasse in luoghi in cui era presente dell'acqua, quindi nei pressi delle fontane o cisterne. Ovviamente era pericolosissimo incontrare un lupo mannaro, si poteva facilmente essere uccisi e sbranati, la cosa migliore da fare nel caso era fingersi morti (Bernalda). Il "lupomb" avrebbe fatto di tutto per cercare di capire se si stesse fingendo o meno, compreso urinare addosso al malcapitato (sempre Bernalda, riferito in prima persona dal padre di una informatrice). Le descrizioni  accentuano la natura collerica e animale dello stato in cui versa l'uomo trasformato, come se cercasse deliberatamentemente uno scontro fisico: grida si dimena, lancia sassi e "graffia le porte". Un modo però esisteva per difendersi: pungere il lupo mannaro con un oggetto metallico appuntito (spiedo, forbici o coltello) provocando la fuoriuscita di una goccia di sangue, a quel punto si ritrasformava di colpo in uomo, che veniva descritto come frastornato e immemore delle azioni compiute durante la trasformazione. A Montescaglioso addirittura si riteneva che in caso di incontro  si poteva stringere un patto di comparizia con il lupo mannaro invocando san Giovanni (e quindi guadagnandosi l'incolumità). Inoltre si riteneva che il "lupomb" non potesse salire più di tre gradini, nè avvicinarsi agli incroci (perchè ricordano la croce di Cristo); per cui se si abitava in un edificio protetto da una scalinata o si riusciva a salirvi lestamente, o ci si fermava in un crocevia ci si poteva mettere in salvo. Nelle cautele da adottare per scongiurare un incontro con il lupo mannaro era previsto anche aprire la porta dopo che il visitatore bussi almeno tre volte: A Montescaglioso si racconta che un lupo mannaro abbia ucciso sua moglie, nel rientrare a casa, perchè la stessa, in dormiveglia, ha aperto la porta d'ingresso di casa, prima dei 3 colpi (bussare), concordati con il marito. Il padre di una informatrice riferisce di un collega di lavoro che essendo a conoscenza della sua "malattia", nelle notti di luna piena chiedeva ai colleghi che dormivano nella sua stessa baracca in Germania di lasciarlo solo, e di aprirgli la porta solo dopo i "classici" tre colpi, che indicavano che gli effetti della malattia erano svaniti e quindi non ci sarebbero state conseguenze negative all'incontro. La mia ipotesi è che il numero tre, la Trinità, potesse essere enumerato solo dall'uomo in condizioni normali, come pure il transitare nell'incrocio: nello stato di alterazione "demoniaca" invece era bloccato da tali simboli.
Molti indizi fanno pensare che in realtà i lupi mannari non fossero altro che malati di asma che uscivano nella notte dalle abitazioni soffocanti (in quanto piccole, mal areate e sovraffollate) in cerca di aria pulita: il rantolo, la ricerca di acqua fresca, il continuo camminare, il nascondersi in quanto ci si vergognava dello stato di malattia sembrano proprio corrispondere alla descrizione di persone con tale disturbo.
(Illustrazione gentilmente concessa da Emanuele Scalcione)

Gli spauracchi

Se gli esseri sovrannaturali descritti sono alquanto inquietanti, il capitolo "spauracchi", ossia i "mostri" invocati dai genitori per incutere timore ai bambini e tenerli lontano dai guai è decisamente terrificante! Queste creature proliferano specialmente nei paesi della provincia e toccano apici di puro terrore, mi sono chiesta come i miei interlocutori non siano rimasti traumatizzati a vita da metodi istruttivi che prevedevano tali minacce, ma si sa, ogni epoca ha le sue teorie educative, ed evidentemente cinquanta anni fa erano queste quelle più gettonate!
Quando ho chiesto agli informatori di parlarmi di tali crature non hanno avuto difficoltà ad enumerare il vasto "parco-mostri", ma quando ho chiesto una piccola descrizione dei personaggi appena enumerati sono rimasti molto perplessi e solo dopo essersi concentrati a lungo hanno saputo darmi pochi elementi caratterizzanti. A volte proprio le entità a cui non riuscivano ad attribuire nessuna descrizione fisica erano ritenute le più terrorizzanti, evidentemente perchè essendo sconosciute potevano annidarsi ovunque, e l'unico attributo che sono stati capaci di associare loro è stata l'estrema malvagità.

Maria cap'long (Bernalda)
E' un personaggio femminile, alla lettera "Maria testalunga" quindi con una lunga testa, che abita nelle gravine. Non si ha una descrizione precisa di questo mostro perchè si fa in tempo solo a vedere l'ombra della sua lunga testa emergere dalla gravina e si deve scappare subito, perchè altrimenti fa in tempo a ghermirti e mangiarti, per cui nessuno ha mai visto di più. Questo personaggio è attivo il pomeriggio presto, nell' "ora call" per cui i bambini che rimangono a giocare per le strade del paese vecchio, senza riposare nelle ore più calde, sono passibili di un incontro con lei. Maria cap'long è la sorella di:

Marawall (Bernalda)

gabbia

E' un personaggio reso ancora più pauroso dall'assenza di una descrizione precisa, per cui per i bambini qualunque sconosciuto poteva in realtà essere il Marawall. Questo personaggio anch'esso mangiatore di bambini, è descritto come un essere infido, sapeva come circuirli con promesse di doni e di dolci e se li incontrava da soli nel paese (anche questo era attivo nell' "ora call") li portava via per tenerli all'ingrasso in una delle sue caverne nella Gravina dove anch'esso viveva per poi mangiarli, a volte insieme alla sorella. Si poteva però sfuggire alla sua cattura perchè trascinava i piedi camminando, e girava con un carretto e delle campanelle, per cui se si sentiva rumore di passi striscianti, ruote di legno che giravano o tintinnio di sonagli bisognava correre a rifugiarsi in casa, perchè significava che stava arrivando e ti avrebbe subito caricato nel suo veicolo per rapirti! Ovviamente nel paese non era raro sentire rumori simili, in molti utilizzavano carri e "traini" per trasportare merci o persone, e in molti tenevano animali come capre e mucche abitualmente dotate di campanelle, per cui spesso i bambini si spaventavano interpretando questi rumori come il preludio di un incontro fatidico!  I genitori dei bambini che facevano i capricci li chiudevano brevemente fuori dalla porta di casa (o minacciavano di farlo) prospettando loro un incontro ravvicinato con il pericoloso Marawall!

    • La Gravina e le grotte
    • La Gravina e le grotte

Nannan'orc o Nannorc - Nonno orco (Bernalda, Montescaglioso, Irsina)

forconi

Un personaggio che presenta tutti i caratteri di un uomo vecchissimo, trasandato e decrepito, quindi capelli lunghi, barba lunga e persino delle ciglia talmente lunghe che gli impediscono di vedere; infatti per vederci qualcosa Nanna n'orc deve usare un forcone (probabilmente l'attrezzo agricolo che si usava per prendere il fieno) e sollevare queste lunghissime e pesanti ciglia. Nonostante sia quasi cieco Nanna'norc è dotato di un finissimo olfatto, con cui trova ugualmente i bambini da rapire e mangiare. Anche lui infatti è una creatura che si può incontrare nell' "ora call" e costituiva una minaccia per i bambini che non volevano riposare. A Montescagioso invece Nannurc è di sesso femminile, e proprio la caratteristica della cecità la rende protagonista di una espressione idiomatica: per enfatizzare la vista poco acuta di qualcuno gli si dice "Si cecat com a Nannurc!".
Questi ultimi tre personaggi assumono un po' le caratteristiche di cattivi in quanto emarginati per le loro deformità fisiche, degli esclusi sociali insomma!

Anche a Stigliano era un vecchio brutto e malvestito a mettere paura ai bambini e si chiamava Tattuz Pombsidd!

Le C'rall (Montescaglioso)
Descritte come una sorta di streghe ma non di aspetto vecchio e ripugnante, somiglianti più che altro a delle zingare, di bassa statura, con capelli lunghi sciolti, scialli o mantello (nero e rosso), erano come i "colleghi" bernaldesi Maria Cap'long, Marawall e Nanna'nuorc creature dell' "ora call" cioè che si aggiravano nelle prime ore del pomeriggio per le vie del paese per rapire i bambini, e servivano a dissuaderli dal non voler riposare nelle ore più calde per giocare in strada. Alcuni indicano il "Monte Vetere", la collina all'ingresso di Montescaglioso come loro dimora.

    • streghe 2

U Quavaddon d' a nott (Montescaglioso)
E' un enorme cavallo descritto dalla maggior parte degli informatori come bianco e da un paio come nero, cavalcato da un altrettanto enorme uomo, a volte senza testa, e staziona spesso sotto l'arco di San Rocco nella parte vecchia del paese. Si doveva stare attenti a non fissarlo nel malaugurato caso lo si fosse incontrato. Molti riferiscono di aver sentito il passo cadenzato e rimbombate dei suoi zoccoli a tarda notte, mentre erano impegnati in attività svolte occasionalmente in ritardo. Una signora molto anziana che abitava nei pressi del citato arco riferiva al nipote di sentirlo spesso quando impastava il pane nel cuore della notte. Per alcuni informatori in realtà non era altro che il rumore del passo dei cavalli o degli asini dei contadini che si recavano al lavoro nei campi prestissimo, che rimbombava nel silenzio notturno del paese, e che colpiva così l' immaginazione "femminile", mentre per altri era una voce messa appositamente in giro per proteggere l'anonimato di alcune coppie di amanti (i signorotti del paese che andavano nottetempo a trovare le "comari", o addirittura i parroco che aveva una relazione!), che non volendo essere sorpresi giocavano sulla credulità popolare per giustificare spostamenti "segreti" e per dissuadere i curiosi ad indagare. Un intervistato ricorda il percorso: passava da via balconi sottani, raggiungeva il rione Torre vetere e la chiesa del Crocifisso.

Il Cucibocca (Montescaglioso)
E' una figura antichissima, legata ad antichi culti inglobati e trasformati dal cristianesimo, e profondamente radicati nelle comunità contadine. La notte dei Cucibocca è la vigilia dell'Epifania, quando l'avvicinarsi della Quaresima e del conseguente digiuno e astinenza dalla carne chiude le libagioni natalizie, e il Cucibocca sancisce questo passaggio cucendo metaforicamente la bocca. Una credenza popolare diffusa in tutto il Sud Italia vuole che sia proprio la notte del 5 Gennaio che le anime dei defunti tornino tra i vivi e vadano a visitare le case dove hanno vissuto, prima di ritornare a scontare le loro pene in Purgatorio. Il corteo dei Cucibocca, che escono dalla abbazia di Sant'Angelo sfilando per il paese, trascinando rumorosamente una catena, con un canestro o una lanterna in mano e brandendo un grosso ago con cui invitano al silenzio, mimando il gesto di cucire le labbra, non è altro quindi che una rivisitazione della processione delle anime. Anche le offerte di cibo e acqua fresca date ai Cucibocca sono allegorie delle offerte donate per rifocillare i defunti che si accingono a tornare in Purgatorio, e per dissetare le anime arse dalle fiamme. Fortunatamente questa antica tradizione è l'unica che non è andata a finire nel dimenticatoio, infatti dal 1999 si è ripreso dopo un intervallo di quasi mezzo secolo a mettere in scena quest'antico rito. Gli uomini del paese inziano le vestizione il pomeriggio del 5 Gennaio in una stanza della antica abbazia (dove sono rigorosamente esclusi i bambini!), indossando neri tabarri, lunghi capelli e barba di canapa puzzolente, una maschera che copre gli occhi fatta di buccia di arancia, un cappellaccio fatto con i dischi di canapa usati al frantoio, e partono in serata per la sfilata per le vie del paese vecchio, accompagnando i loro passi allo stridere della catena che striscia sul selciato e terrorizzando i bambini presenti avvicinandosi e mostrando l'inquietante ago alla luce della lanterna... Devo dire che lo spettacolo nello spettacolo è proprio questo gioco di paura e curiosità che si instaura tra i Cucibocca ed i bambini e non vi dico le risate che mi sono fatta quando un "Cucibocca" (in realtà un caro amico Montese) mi ha chiamata per nome in mezzo alla folla suscitando lo sgomento di mia figlia piccola, che non poteva proprio credere che il mostruoso essere avesse chiamato proprio me...

    • I Cucibocca
    • I Cucibocca

Il Conzapiatti (Matera)
Artigiano che con un trapano manuale riparava i piatti e gli oggetti in terracotta spaccati, praticando dei fori nei lembi da riunire, e cucendoli con graffe di piombo, diventava per un solo giorno dell'anno il terrore dei bambini! Era più o meno il "collega" materano del Cucibocca, anch'esso invocato la notte del 5 gennaio dagli adulti che invitavano i bambini ad andare a letto presto per non disturbare la Befana nel portare i doni, era in realtà interpretato da un abitante del vicinato, che intabarrato in scialli scuri, si affacciava dalle porte delle case dei Rioni Sassi (o  si spiava dalle rare finestre) per "controllare" che i bambini fossero a letto, ovviamente terrorizzandoli in quanto minacciava di cucire loro la bocca se non avessero "fatto i bravi". Il cucibocca era talvolta invocato anche durante il resto dell'anno per ammonire i bambini monelli, i genitori minacciavano di chiamarlo! Mia suocera che ha quasi sessanta anni è tutt'ora terrorizzata dal ricordo di questo malvagio figuro, e ciò la dice lunga sui metodi "montessoriani" usati dai nostri nonni!

L'ammolafuerch - l'arrotino (Matera)

Ammola Furch Arrotino

Ho scoperto che molti bambini cresciuti negli antichi rioni Sassi fino alla fine degli anni '60, erano spaventati da questo innocuo artigiano, che girava la mattina prestissimo nei vicinati offrendo il suo lavoro di affilare coltelli e forbici con un caratteristico (ed effettivamente un po' sinistro) richiamo cantilenante. I bambini erano ancora a letto quando arrivava, sentivano soltanto questo oscuro lamento, e nel caso si fossero affacciati insonnoliti a vedere cosa stesse accadendo, avrebbero visto un uomo robusto far sprizzare scintille da una pietra rotante, brandendo grossi coltelli! Ovviamente le mamme non si facevano scappare questa lauta occasione, e minacciavano i bambini di chiamare l'ammolafuerch in caso di capricci.

(Foto da Archivio Vinciguerra)

Il Papù (Matera) ed il Momò (Montescaglioso)
Servivano a spaventare i bambini più piccoli, in genere bastava solo il suono della parola per farlo, senza mai scendere nei particolari riguardanti l'aspetto di tali entità, solo alcuni informatori si sono spinti a precisare che si trattava di orribili vecchi, o di un "uomo nero"... manco a farlo apposta...  mangiatori di bambini!

La cap d'a mort (Montalbano Jonico)

Era evocata come spauracchio per i bambini, per evitare che andando in giro da soli la sera potessero mettersi nei pasticci, ma ovviamente veniva evocata dagli stessi per spaventare gli altri e succedeva per esempio che passeggiando per le strade di campagna o per i vialetti bui dei paesini qualsiasi cosa si trasformasse nella cap d'a mort..se si vedeva uno straccio poggiato su un secchio al buio bastava che uno gridasse: "uagliù a cap d'a mort!" e la fantasia faceva il resto provocando il fuggi fuggi generale!

Il Parasacc' (Montescaglioso)
Uomo inquietante che si aggira per il paese e le campagne con un sacco in spalla, che gli serve per rapire i bambini. Immaginate voi fino agli anni '60, quando non si usavano buste di plastica e contenitori specifici, quanti uomini trasportassero a spalla, in un sacco, ogni genere di oggetti e mercanzie! Ognuno di essi poteva essere il malvagio Parasacc per i bambini, conveniva quindi... ubbidire!

La cam'nand o "Nuttambl"- La "camminante" o "nottambula" (Montescaglioso)
Figura femminile, che si aggira nel paese di notte con un contenitore di terracotta per il trasporto dell'acqua in bilico sulla testa. Sostanzialmente innocua, a patto che non le si tocchi o faccia cadere questa brocca in bilico, in questo caso si rivela di una malvagità e violenza unica!
Quasi tutti sottolineano la natura onirica del suo stato, è "una malata" affetta da un disturbo simile al sonnambulismo, per questo non si doveva neppure cercare di svegliarla.

Marcòf'n (Montescaglioso)

luna sui Sassi

Di tutte le creature sovrannaturali citate, quello che mi ha lasciato più sconcertata è questo Marcof'n, non sono riuscita a cavare una descrizione maggiore oltre al fatto che abita sulla luna, ed è ovviamente molto pericoloso! Anche qui il personaggio è al centro di una forma idiomatica: se si diceva qualcosa fuori luogo si veniva paragonati a "nu Marcof'n".

(Foto di Franco Sacco)

Il Cavallo Bianco (Montescaglioso)

Un essere soprannaturale di forma equina, ma che mancava del corpo. Girava di notte per il paese mostrando solo testa e collo.


U Mamon (Montescaglioso)

Bassorilievo con incappucciati

Terribile spauracchio notturno per bambini troppo "indipendenti", era vestito come un contadino coperto da un tabarro, per cui rimanevano visibili solo gli occhi; per altri informatori era vestito come i confratelli durante il venerdì di Passione.

Ringrazio Marlena Buscemi, Rocco Lista, Michele Giannotta, Angelo Lospinuso, Nicola Radogna, Anna Santochirico, Antonella Rasulo e Angela Amendolagine per avermi messo in contatto con alcuni degli informatori o per aver raccolto alcune delle storie narrate.

Gli informatori che mi hanno dato il contributo maggiore sono stati:

Graziella Plasmati 62 anni, Matera
Eustachio Amendolagine 66, Matera
Carmela Braia 85 anni Matera
Antonietta Amendolagine e Filomena Amendolagine, circa 80 anni, Matera
Eustachio Radogna, 59 anni, Matera
Maria L. Santeramo, 61 anni, Matera

Biagio Lista, 61 anni, originario di Montalbano Jonico
Lena Lista, 65 anni, Montalbano Jonico

Maria Micucci, 66 anni, originaria di Bernalda
Giuseppe Ciardo, 60 anni, Bernalda

Vincenzo Venezia, 72 anni, Montescaglioso
Camillo Venezia, 62 anni, Montescaglioso
Lucia Locantore, 66 anni, Montescaglioso
Vito Salluce, 90 anni, Montescaglioso           
Vito Andrisani 78 anni, Montescaglioso 
Pasquale Pietromatera 78 anni, Montescaglioso

Sisina Saponaro, 95 anni, originaria di Irsina
Pasqua Plasmati, 70 anni, originaria di Irsina
Colomba Favale, 82 anni, Irsina

Maria Antonia Viggiano, 80 anni, Stigliano

Angela Lupo, 86 anni Pomarico
Angea Lubraco, 75 anni, Pomarico
Margherita David, 82 anni, Pomarico

Anna Tantone, 35 anni, Salandra
Maria Lauria, 66 anni, originaria di Salandra

Guadate che bella iniziativa è stata organizzata utilizzando questi racconti! E' proprio vero che  la condivisione delle informazioni è il futuro!

Direi che la sfilata di mostri e spauracchi è stata sufficiente, e per le mie figlie, quest'anno, oltre a raccontare di tutte queste terrificanti creature, ho preparato un inquietante cervello di candy pop corn per Halloween... Non è venuto molto bene esteticamente, la prossima volta devo dividerlo con un setto meno spesso, e le foto non rendono neppure bene l'idea della forma, ma vi assicuro che è buonissimo! Dopo aver scoperto l'esistenza dei candy pop corn qui a casa siamo ufficialmente dei fans di tale "americanata". Avevo sentito nominare questi dolcetti nei film, e ricordo che negli anni '80 erano stati pure commercializzati in Italia in bustina, senza riscuotere molto successo... qualche tempo fa mi sono imbattuta in un post di Sara, la dolce Pinkdaisy, che li aveva preparati e postati su cookaround e sul suo blog, e chiacchierando con lei, quando le ho chiesto cosa sarebbe successo se non li avessi girati tre volte in forno come lei suggeriva, prevedendo già di dimenticarmi, mi ha risposto: "rimangono tutti ammassati"! E lì, click, si è accesa la lucina! Mi sono detta che se rimangono tutti ammassati andranno benissimo con la loro forma, per simulare le volute del cervello! Così ho hackerato la sua ricetta modificandola leggermente ed ho provato a trasformarli in un orrido cervello di zombie! Vi prometto che la prossima volta sarà più carino, per questo Halloween... ho già dato!

Poco conosciuti in Italia, in cui i pop corn si consumano principalmente salati, i candy pop corn sono una vera scoperta, e sono buonissimi! Visto che si cuociono in forno per farli caramellare, è bastato un po' di colorante ed una ciotola tonda per farne un orripilante cervello da mettere in tavola ad Halloween!

    • Candy pop corn brain

Ingredienti

  • 100 g di mais per pop corn
  • 3 / 4 cucchiai di olio di semi
  • 150 g di zucchero di canna
  • 100 g di burro
  • 60 g di glucosio
  • 1 cucchiaino di bicarbonato
  • 1 bustina di vanillina
  • 1 pizzico di sale
  • la punta di un cucchiaino di colorante alimentare rosso in gel o in polvere
Preparazione: 5 minuti
Cottura: 30 minuti
Dosi per: 8 persone
Difficoltà: Media
Reperibilità alimenti: Media
Livello di prezzo: Basso
Nazione: Stati Uniti

Attrezzatura necessaria:
  • Padella grande
  • Ciotola grande
  • Ciotola semisferica
  • Carta forno ed alluminio

Come prima cosa mettere in ammollo il mais per pop corn in acqua fresca per una decina di minuti, è un trucchetto che permette di avere dei pop corn più friabili e di far scoppiare di più chicchi.

Intanto preparare una teglia capiente foderandola con carta forno ed accendere il forno a 150°.

Scolare bene i chicchi (non c'è bisogno di asciugarli completamente) e metterli in una padella con l'olio di semi ben caldo, coprendo subito.

cervello di candy pop corn 05
Una volta scoppiati i primi chicchi, scuotere spesso la padella per non far bruciare ciò che è rimasto sul fondo, e spegnere quando non si sente più scoppiettare.

Trasferire i popcorn in una ciotola capiente, pulire la padella con carta da cucina in maniera da rimuovere eventuali frammenti di cibo e l'unto in eccesso e rimetterla sul fuoco con lo zucchero di canna, il pizzico di sale, il burro ed il glucosio.

Mescolare con un cucchiaio di legno, entro breve, circa 5 minuti, si dovrebbero trasformare in una cremina.

Adesso aggiungere un po' di colorante rosso (io ho usato quello in gel ma la prossima volta userò quello in polvere per un risultato migliore) e la vanillina, e mescolare bene.

A questo punto aggiungere il bicarbonato e mescolare subito. Il composto si gonfierà diventando spumoso, perdendo la "gommosità".

Versarlo subito sui popcorn e mescolare bene con un cucchiaio di legno.

cervello di candy pop corn 23

Trasferire poi nella teglia ed infornare 20 minuti a 150°

Mentre i popcorn si caramellano costruire lo "stampo" per dare forma al cervello: attorcigliare un po' di carta da forno e ricoprirla con l'alluminio, schiacciarla nella ciotola, al centro, e dare una forma triangolare alla sezione: una base di un paio di centimetri che si assottiglia verso l'alto e verso le estremità.

Ricoprire il tutto con un foglio di carta forno bagnato e strizzato, ben aderente allo stampo.

Asciugare con carta da cucina l'interno.

Passati i 20 minuti di cottura versare i popcorn nello stampo pressandoli bene con un cucchiaio, ed effettuare velocemente l'operazione prima che si raffreddino, prestando molta attenzione perchè scottano tanto.

Modellare il "cervello" lasciano una parte leggermente più vuota (la parte corrispondente alla nuca) e dando superiormente una forma bombata alle due metà.

Capovolgere il dolce sul vassoio da portata una volta freddo e staccare delicatamente la carta forno.

Spaventare a morte il prossimo presentandosi come gli Ugolini de noantri.

Cosa aggiungere ancora?

BUON HALLOWEEN A TUTTI!

    • zucca di Halloween 4
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